Il coraggio di iniziare

Sempre più spesso si sente parlare del problema dei giovani, che non trovano lavoro o, se lo trovano, hanno contratti saltuari e “stipendi” al limite della decenza.

Nel mondo dell’arte e della comunicazione, forse perché è quello che ci tocca più da vicino, questo è un problema che si fa sentire spesso e a gran voce… perché siamo in tanti, perché c’è chi si improvvisa, perché si pensa che il nostro sia un lavoro che possa fare chiunque se messo davanti ad un computer con Photoshop aperto.

Poi ci sono gli Studi, quelli che ti prendono in stage dopo università e master, ti tengono quei due/tre mesi con la promessa mai esplicitata che, a periodo terminato, ti assumeranno e poi, ad una settimana dal termine, ti chiedono se stai cominciando a guardarti in giro… no, non è un domanda trabocchetto per sapere se sei intenzionato ad andartene e a lasciarli, ma è un consiglio; o ancora quelli che ti promettono mari e monti e poi ti tengono a lavorare con contratti a progetto o paralleli.

Quello che ti rimane da fare, a quel punto, è guardarti intorno: le scelte rimanenti, solitamente, sono semplicemente quattro: rimanere e sperare che un giorno si liberi un posticino per voi in quello studio in cui tanto avete sognato di lavorare, lasciare e rimboccarsi le maniche da qualche altra parte , magari mantenendosi con un lavoro temporaneo estraneo a quello che è il vostro percorso (come disse Elsa Fornero “Non siate Choosy!”, se vi riesce aggiungo io), rimanere a casa in panciolle sperando nel classico amico dello zio del nonno del cugino di quarto grado della madre del mio amico che fa il vostro stesso lavoro e ha bisogno di qualcuno come voi, oppure… mettersi in proprio!

Voglio rinfrescare questo blog raccontandovi una storia di protagonisti senza nome, ma con tanta voglia di fare.

Ci troviamo nell’Italia del 2000, gli anni da cui tutti si aspettavano molto, il 1000 non più 1000, ma anche gli anni della crisi economica mondiale.

Lui era un ragazzo che aveva provato di tutto per sbarcare il lunario, aveva frequentato tante scuole, aveva provato tanti lavori, ma alla fine di ogni giornata, tornato a casa, si guardava indietro e vedeva sempre un buco, come se qualcosa effettivamente mancasse, qualcosa non era corretto.
Lei era una ragazza che aveva da poco finito gli studi, prima di allora aveva fatto solo piccoli lavoretti e per lo più aiutato in famiglia, non aveva realmente idea di che cosa significasse passare l’intera giornata solamente a lavorare, ma non vedeva l’ora di provare.

I due si erano conosciuti a scuola, erano amici e, per quanto diversi, avevano anche sogni e obbiettivi in comune, a lezione imparavano l’uno dall’altra e si erano resi conto che insieme riuscivano la dove da soli fallivano o avevano paura di tentare. Terminati gli studi, però, i due si erano persi di vista con la promessa di tornare, un giorno, a lavorare insieme.

Passò un anno dal termine dei loro studi assieme, lei era passata di lavoro in lavoro, qualcuno riguardante i suoi studi, qualcuno no, lui aveva trovato lavoro in uno Studio a volte pagato, troppo spesso no; entrambi avevano sperimentato il lavoro in nero; l’essere pagati poco, ma accontentarsi. Entrambi erano demoralizzati, sottomessi al flusso degli eventi che li aveva catturati, ma poi si sono ricordati l’uno dell’altro.

Oggi i due ragazzi lavorano assieme, possiedono un loro proprio Studio e mettono a frutto al meglio tutte le loro conoscenze ed esperienze, hanno superato i timori legati ai loro limiti individuali e concorrono alla riuscita di ogni singolo lavoro, perché questo riesca sempre al meglio.
Ora la sera, guardandosi alle spalle, entrambi possono dire che questo è quello che cercavano.

Lui e lei possono essere chiunque, il vostro amico/amica o anche voi stessi, oggigiorno sono tantissimi i ragazzi che si trovano nelle loro condizioni, ma la loro storia può aiutare a pensare sempre positivo, che c’è sempre qualcosa di meglio dietro l’angolo che ti aspetta, anche se questo non significa fermarsi in panciolle ad aspettarlo a nostra volta, ma saperlo trovare.

La morale della storia vuole essere quello di non lasciarsi abbattere dai periodi neri, dalle difficoltà, non significa essere “Choosy” per decidere di farsi avanti per raggiungere quello che davvero si vuole. Lo sappiamo tutti, non è facile, ma non dimentichiamoci che tutti i grandi sono partiti con poco.