Psicologia della condivisione: che cosa e perche’ si condivide?
La psicologia della condivisione, o meglio ancora dello sharing, spiega cosa condividiamo e perché siamo portati a farlo.
Infatti, grazie alla crescita sempre più rapida dei social media, è sempre più diffusa la pratica dello “sharing”, ovvero la condivisione di contenuti con tutti gli utenti che seguono i vari canali social.
Ma cosa condividiamo e perché lo facciamo?
Tutto questo dipende da differenti fattori: la tipologia di social network utilizzata, la propria personalità e il proprio carattere, le cose che ci piacciono e il tipo di emozione che proviamo in un determinato momento.
Psicologia della condivisione – le 6 categorie
Secondo una ricerca del New York Times, è stata stilata una classifica degli utenti in base alla modalità di condivisione. Sono state create così 6 categorie:
- Gli Altruisti: sono persone riflessive e affidabili che condividono contenuti utili.
- I Boomerang: sono gli esperti del web. Questi condividono qualunque cosa generi reazioni e, di conseguenza, trovare conferme da commenti e condivisioni di parte di terzi. Spesso usano i social per lavoro, o comunque li conoscono come degli esperti.
- Gli Hipster: creativi e popolari tra le loro connessioni, spesso sono i giovanissimi. Danno un grande peso a come vengono visti dagli altri, per questo condividono contenuti raffinati e capaci di comunicare al meglio la loro personalità.
- I Selettivi: condividono contenuti di nicchia e non assiduamente. Non li vedrete quasi mai connessi, ma ogni volta che pubblicheranno qualcosa si tratterà di contenuti di qualità.
- Quelli in Carriera: condividono contenuti principalmente per accrescere e “intrattenere” la loro rete business
- I Connector: creativi, riflessivi, con uno stile di vita “no stress”, sono portati a utilizzare le condivisioni per creare momenti di aggregazione offline
Le emozioni giocano un ruolo fortissimo nella condivisione di contenuti social, ed è per questo che chiunque si occupi di marketing digitale (e non solo) deve tenere conto di questi fattori.
Abigail Posner di Google è tra i tanti esperti del settore a sottolineare l’importanza dell’impatto emotivo che un determinato contenuto crea nei confronti di chi lo condivide. Infatti afferma:
Comprendere il richiamo emotivo e i fattori chiave dietro la scoperta, la visualizzazione, la condivisione e la creazione di video online, fotografie e contenuti visivi. Quando condividiamo un video o un’immagine, infatti, non stiamo soltanto condividendo l’oggetto, ma stiamo condividendo soprattutto la risposta emotiva che crea.
Che ruolo giocano, quindi, le emozioni nella condivisione di contenuti online?
Psicologia della condivisione – le emozioni
Di seguito vi elenchiamo i quattro principali tipi di emozioni.
- Felicità: la felicità, oltre che a donarci benessere, è una forte spinta all’azione. Winnicot ha spesso parlato dell’importanza del “sorriso sociale”, e cioè di una felicità che aumenta solo quando è condivisa. Condividere contenuti positivi, quindi, significa condividere eccitazione. Lavorare molto su questa emozione farà si che i vostri contenuti vengano visti come un contenitore di energia e quindi facilmente visti e condivisibili.
- Tristezza: con la tristezza si crea empatia e forte socializzazione. Un contenuto triste avvicinerà maggiormente l’utente al contenuto, facendolo immedesimare in prima persona.
- Rabbia: la rabbia genera discussione. Non a caso, sui social, i post con il più alto numero di discussioni “calde” sono i cosiddetti “flame”, e cioè contenuti nati appositamente per generare rabbia e discussione.
- Paura: stimola attaccamento e bisogno di sicurezza. I brand puntano spesso su questa emozione in quanto genera un forte attaccamento al brand da parte del consumatore.
Ora che vi abbiamo descritto l’intera situazione e l’intero processo, non ci resta che porvi una semplice domanda: in quale tipo di sharer vi identificate?