Con la nascita della fotografia digitale, il fotoritocco delle immagini è diventato una pratica comune e molto sfruttata. Ma il fotoritocco è uno strumento negativo o positivo?
Viviamo in un mondo dove il digitale ha conquistato tutti gli ambiti della nostra vita, sia quella quotidiana che professionale. Ormai non sappiamo più vivere senza i nostri strumenti digitali, senza i nostri smartphone all’avanguardia, senza i computer, gli orologi digitali, senza la comunicazione e l’informazione via web.
In un clima di questo tipo, anche il campo della fotografia non poteva che subire una forte influenza dal mondo del digitale, sia dal punto di vista tecnico che da quello etico.
Come ben sappiamo, le fotografie digitali hanno sostituito completamente quelle analogiche, tranne per gli appassionati o per qualche sporadico nostalgico, tanto che nel mondo professionale si fa “a gara” per chi possiede l’obiettivo più grosso, costoso e preciso.
Con l’avvento della fotografia digitale sono nati nuovi mestieri, professioni e specializzazioni, tanto che al giorno d’oggi si nota un vero e proprio boom esponenziale di chi sceglie come professione quella del fotografo o dell’elaboratore di immagini digitali.
Anche con le fotografie analogiche, in passato, venivano eseguiti dei piccoli effetti di post-produzione sui negativi per aggiungere enfasi e carattere alle fotografie, come la regolazione delle luci, l’aggiunta di neri o bruciature.
Con il digitale il fotoritocco è diventato un vero e proprio mestiere che viene svolto da mani ed occhi esperti e molto abili con i programmi grafici.
Ma questa elaborazione in post-produzione è corretta, o il fotoritocco crea solo finzione?
Fotoritocco: quanto e’ giusto elaborare e quando e’ necessario fermarsi
Il fotoritocco è una pratica affascinante e se si hanno conoscenze artistiche o grafiche, è un vero e proprio modo che vale la pena di essere esplorato in tutta la sua grandezza.
Fotoritoccare non è semplice, ma necessita di una preparazione professionale e di un paio di occhi critici, che siano in grado di cogliere e valorizzare tutte le potenzialità di una foto. Il fotoritocco, se svolto con attenzione, è in grado di dare un valore aggiunto alle immagini, sia che si tratti di un paesaggio sia che si tratti di un volto o di un corpo umano.
Molti esperti di fotografia, e non, tendono ad essere molto critici nei confronti del fotoritocco, tanto da bandirlo nei concorsi e in alcuni ambiti professionali.
Negli ultimi anni sono partite anche molte campagne di sensibilizzazione contro l’utilizzo forzato del fotoritocco, soprattutto nel mondo della moda dove le foto delle modelle vengono sottoposte a ore ed ore di interventi di elaborazione digitale per farle sembrare praticamente perfette.
Come in tutte le cose, è naturale che il fotoritocco, essendo uno strumento potente, deve essere utilizzato con cautela e con la giusta sensibilità. Dipingere le modelle come degli alieni in pelle ed ossa è controproducente ed eticamente scorretto, non solo nei confronti delle milioni di ragazze che sfogliano le riviste di moda e si sentono inferiori, ma anche nei confronti delle stesse modelle che, essendo abituate a vedersi riflesse in queste immagini perfette, tendono ad auto-convincersi di essere proprio così. Questo porta alla diffusione di un atteggiamento negativo ed autodistruttivo in entrambe le categorie.
Il fotoritocco effettuato in maniera pesante porta solo alla realizzazione di immagini finte, senza anima e standardizzate. Non tutte le imperfezioni del corpo umano sono negative, anzi sono proprio queste imperfezioni a renderci originali, unici e belli. Anche nelle foto di paesaggio vale questa regola, il mondo fino a dove l’uomo non lo ha rovinato con il suo intervento, è meraviglioso così com’è senza ritocchi di alcun tipo.
E’ importante però sottolineare che un minimo di post-produzione e di elaborazione grafica è concessa a seconda della finalità per cui una foto viene realizzata. Se si tratta di un ambito particolare, soprattutto quello creativo, il fotoritocco deve essere effettuato, ma con la giusta cautela e il rispetto per la sensibilità etica e morale.